Il Burundi è un territorio abitato sin dai tempi più antichi.
Recenti scoperte archeologiche hanno rivelato come i primi insediamenti risalgono all’età della pietra, circa un milione di anni fa, quando sull’altipiano erano presenti i primi stanziamenti umani di società di raccoglitori e cacciatori.
Sino all’arrivo dei primi europei nel Paese la scrittura era sconosciuta, e, come nella grande maggioranza dei paesi dell’Africa sub-sahariana, la storia e il diritto venivano trasmessi attraverso la lingua parlata e le conversazioni quotidiane.

Stabilire quale sia stata l’effettiva fondazione del paese è molto difficile. E’ necessario rifarsi ai mazina (in lingua kirundi) – i canti epici – che recitavano i pastori burundesi dediti al pascolo delle mandrie durante le lunghe veglie notturne davanti al fuoco.

La leggenda più famosa riportata da questi canti narra che il Burundi fu fondato dall’umile servitore hutu Nabago.
Egli era ai servigi del ricco e potente re Ntare I che, una mattina, mentre passeggiava con la sua corte vanitosa e dissoluta, lo vide lavorare nei suoi campi.
Alla presenza del re, Nabago manifestò subito il suo rispetto e battendo le mani sulla terra rossa lo salutò con un gentile augurio.

Il re, sorridendo tra il beffardo e il compiaciuto, chiese al suo servitore se gli sarebbe piaciuto divenire a sua volta un importante re di una terra che poteva dargli in dono.
Nabago in seguito alla proposta, rispose timidamente al re che da lui non avrebbe rifiutato nulla.

Ntare disse al suo servitore che esisteva una terra non lontana, dove finiva il fiume Ruvubu, popolato da ippopotami, in cui la sua autorità non era riconosciuta e gli disse che se ne avesse preso possesso poteva divenire il re di quella terra.
Alla proposta la corte del re proruppe in risate irrisorie e di scherno perché tutti sapevano che quel territorio era solamente popolato da leoni, serpenti, altri animali feroci e uomini isolati da tutto e molto scorbutici.

Antiche armi africane.
Antichi scudi e armi

Nabago invece non si fece scoraggiare dall’offerta del re e dalla reazione delle sua corte. Ringraziò il suo re, raccolse i suoi pochi averi, radunò le persone a lui più care e partì verso quei territori.

I primi anni nella nuova terra furono difficili e faticosi, ma alla fine i piccoli uomini che la abitavano lo riconobbero come capo legittimo e lui potè sposarsi ed avere anche numerosi figli sani e forti tra cui Nkono, ‘la marmitta‘, abile nella raccolta dell’acqua dai fiumi, Mavukiro “colui che nasce”, premuroso e attento nella cura degli animali, Mwenengwe, “il leopardo”, guerriero indomabile, Nyakisaka “il fangoso”, un vero pellegrino delle paludi, Rukundo “amore”, la figlia dedita alla cure delle persone e degli animali, ed infine il piccolo Ndereye Mwezi ”il re della luna”, nominato poi erede al trono per la sua morigeratezza, resistenza e saggezza.

Sarebbero quindi i figli del re Nabago, umile servitore che accettò di divenire re di una terra sconosciuta e poco sicura, i capostipiti dei clan che tutt’oggi vivono in Burundi.
Discendente diretto del re sarebbe anche Ntare Rushatsileone irsuto”, l’eroe civilizzatore e pacifico che governò il Burundi dal 1680 al 1709 che diede origine al clan reale degli Abaganwa.

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