Fare donazioni di materiale e apparecchiature sanitarie all’Africa è un’azione umanitaria, lodevole e solidale. Fornire aiuto a chi è in difficoltà e necessita di un supporto e di collaborazione per migliorare la propria situazione sociale, sanitaria e organizzativa è un atto di umana solidarietà che è sempre lodevole.
In contesti in cui le condizioni igieniche e sanitarie sono deficitarie, strumentazione e materiale medico non possono che risultare utili.

C’è però un dato molto interessante e purtroppo anche tristemente inquietante che fornisce l’Oms riguardo le donazioni che vengono fatte al continente africano.
Il 70% delle apparecchiature mediche date in dono o non viene utilizzato o si guasta e deteriora molto velocemente.

Il punto è che nella maggior patte dei casi vengono regalate strumentazioni di seconda mano o provenienti da un lungo periodo di impiego.
Può succedere che le apparecchiature siano state revisionate e che non si riesca più ad utilizzarle o che i pezzi di ricambio e per la manutenzione non siano più reperibili.
Certi strumenti diventano così molto complicati da mantenere in funzione e c’è il rischio che divengano anche pericolosi perché usati in modo improprio.

In una struttura africana l’eventualità che dell’attrezzatura finisca col non essere utilizzata o che si danneggi con facilità è molto probabile.

Nel donare materiale e strumenti sanitari non si può non tenere conto di ogni tipo di aspetto tecnico e di funzionamento che una volta giunto più lontano da noi persone o addetti potrebbero avere.
È fondamentale ricordare che donare è senza dubbio un atto meritorio che ci fa tenere presente che ci sono persone molto meno fortunate: ma donare è anche una responsabilità.

Nel caso delle donazioni all’Africa non deve trattarsi di una sorta di comportamento di facciata che aiuta a sentirsi migliori e consapevoli delle condizioni più difficili in cui molte persone ancora vivono.

Offrire del materiale sanitario: va bene. Ma in che condizioni è? Saranno in grado di utilizzarlo  una volta giunto nell’altro continente? Può essere veramente utile? Quali sono i costi di manutenzione?

Purtroppo affermare che, entro certi limiti, l’Africa stia diventando il deposito per parte dell’apparecchiatura medica non più utilizzata di molte parti del mondo non è lontano da quello che è la situazione reale

Queste apparecchiature vengono pertanto abbandonate e vanno a costituire dei veri e propri cimiteri tecnologici fonte di inquinamento e degrado ambientale: ciò che viene donato per migliorare la salute diviene fonte di potenziale danno.
Il punto è che nella maggior parte dei casi vengono regalate strumentazioni di seconda mano o provenienti da un lungo periodo di impiego.

‘Queste cose non mi servono più: le mando in Africa!‘ D’accordo, ma come non servono più a noi, nelle strutture africane serviranno davvero? Funzionano ancora correttamente? Sono di semplice utilizzo? E’ possibile trovare facilmente i pezzi per eventuali riparazioni?

Il materiale donato deve essere in buone condizioni e deve essere predisposto tutto, prima della partenza, affinché sia facile metterlo in funzione e che risulti adatto e adeguato per un nuovo contesto.

Donare è senz’altro un atto meritevole, ma un dono deve essere un dono davvero:  sincero, utile e consono al contesto.
Non si deve trattare di ‘liberarsi’ di oggetti di cui, probabilmente, qualcosa di comunque utile, qualcuno, riuscirà a trarne, laggiù.


Sarebbe auspicabile
venisse redatto un codice di comportamento etico a cui ogni donatore dovrebbe attenersi prima di donare e trasferire materiale sanitario e tecnico in un paese a scarse risorse.

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