L’Africa è un continente di immensa diversità culturale e geografica, che sta rapidamente plasmando il proprio futuro e subendo una veloce trasformazione.
Troppo spesso percepita solo come un luogo afflitto da povertà e difficoltà, l’Africa è in realtà un continente fortemente dinamico, dove non mancano nuove opportunità di crescita, aperture verso mercati emergenti e possibilità inedite di sviluppo.

Questo slancio verso la novità e la ricerca di un futuro migliore si riflette anche in importanti opere di architettura moderna realizzate negli ultimi anni.
L’Africa, infatti, non è solo teatro di problematiche, ma vanta anche significative realizzazioni architettoniche contemporanee, progettate da importanti studi di architettura di tutto il mondo.

Pochi ambiti riflettono il cambiamento del continente con la stessa forza dell’architettura africana. Oltre i cliché e le narrazioni spesso semplificate, il design africano racconta una storia di resilienza, innovazione e profonda identità.

Abbiamo selezionato i 15 edifici di architettura moderna e contemporanea realizzati in Africa, tra i più simbolici e significativi dell’intero continente, che narrano un secolo di trasformazioni ed esplorazioni del territorio.

1. Zeitz MOCAA (Museum of Contemporary Art Africa), Città del Capo, Sudafrica

Architetto:
Heatherwick Studio

Descrizione:
Inaugurato il 22 settembre 2017, lo Zeitz MOCAA è un museo pubblico non-profit che si distingue come il più grande museo di arte contemporanea africana e del mondo. L’edificio è un capolavoro di riuso adattivo, nato dalla trasformazione di un ex silo per il grano in cemento, alto 57 metri e costruito tra il 1921 e il 1924.

Gli architetti di Heatherwick Studio hanno voluto conservare e celebrare il patrimonio industriale della struttura originale, ricavando al contempo ampi spazi aperti dai 42 cilindri di cemento densamente ravvicinati.
L’interno dell’edificio è stato scolpito con svariate tecniche di taglio del cemento per creare una serie di gallerie e un grande atrio centrale.
I fusti di cemento rimanenti sono stati coperti con vetro rinforzato, permettendo alla luce naturale di entrare e creando un interno “simile a una cattedrale”.

Dall’esterno, la modifica più evidente alla struttura originale è l’aggiunta di pannelli di vetro “a cuscino” ai piani superiori. Complessivamente, il museo si estende per 9.500 metri quadrati ed è composto da nove piani con 6.000 metri quadrati di spazio espositivo dedicato.
Nella parte più alta, sul tetto inferiore, ospita anche un giardino con sculture, un ristorante, un negozio e una caffetteria. La parte superiore dell’edificio ospita The Silo Hotel, aperto nel marzo 2017.

Importanza:
L’edificio è stato riconosciuto come opera di grande valore, tanto da essere entrato nella Royal Institute of British Architects (RIBA) International List 2018.

2. Grande Moschea di Djenné (Ricostruzioni Periodiche), Djenné, Mali

Grande Moschea di Djenné

Architetto:
Tradizionale Sudano-Saheliana (ricostruzioni guidate dalla comunità)

Descrizione:
La Grande Moschea di Djenné, in stile architettonico sudano-saheliano, è il più grande edificio in mattoni di fango del mondo. Si trova nella città di Djenné, in Mali, nella pianura alluvionale del fiume Bani. Sebbene la prima moschea su questo sito sia stata costruita intorno al XIII secolo, la struttura attuale risale al 1907.

Oltre a essere il centro della comunità di Djenné, è uno dei monumenti più famosi e iconici dell’Africa.
La sua peculiarità risiede nella costruzione in mattoni di fango essiccati al sole, sapientemente rivestiti di argilla.
Questa tecnica, tipica dell’area circostante e che riflette l’antica sapienza edilizia della regione, conferisce alla moschea un aspetto caldo e organico, in perfetta armonia con il paesaggio circostante.

Rappresenta l’apice dell’architettura sudano-saheliana, uno stile inconfondibile caratterizzato dall’uso magistrale del fango e da una sorprendente verticalità che slancia le sue forme verso il cielo.

Importanza:
Ciò che rende la Grande Moschea di Djenné davvero unica è il suo festival annuale dell’intonacatura. Ogni anno, infatti, l’intera comunità si riunisce in un rito collettivo per re-intonacare le pareti esterne.
Non si tratta solo di un momento dedicato alla manutenzione fondamentale per preservare la struttura dalle intemperie, ma è anche un potente simbolo di coesione sociale e di trasmissione delle tradizioni, un periodo in cui l’intera città si raccoglie e si stringe attorno al suo simbolo più prezioso.

La sua importanza è riconosciuta a livello globale: la Grande Moschea è stata designata Sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1988, a testimonianza del suo inestimabile valore culturale e storico.
La sua storia è profondamente intrecciata con quella di Djenné stessa; l’attuale imponente struttura, costruita nel 1907, è in realtà la terza moschea edificata su questo sacro terreno, le cui origini risalgono probabilmente al lontano XIII secolo.

3. Museo Nazionale del Ruanda, Butare, Ruanda

Architetto:
Belgio (non un singolo architetto famoso)

Descrizione:
Il Museo Nazionale del Ruanda, situato a Butare (oggi Huye), non spicca per la firma di un architetto di fama internazionale, ma è piuttosto un esempio significativo di come l’architettura possa servire profondamente lo scopo di preservare e narrare l’identità di una Nazione. Il museo fu costruito con il sostegno del Belgio negli anni ’80 e da allora è diventato il principale custode del patrimonio culturale e storico del paese.

La sua concezione architettonica è davvero notevole perché tenta di integrarsi armoniosamente con il paesaggio ruandese. L’edificio, invece di imporsi sull’ambiente circostante come una struttura a sé stante, adotta linee molto sobrie e utilizza materiali che richiamano la terra e la vegetazione locale.

L’intento progettuale è quello di ricercare un’autentica connessione con il territorio e creare un’atmosfera pregna di accoglienza e rispetto. I visitatori, in questo modo, sono invitati a percorrere un percorso di scoperta, immergendosi nella cultura locale in modo più vivido. All’interno, il museo è organizzato per condurre i visitatori attraverso un viaggio completo nella storia, cultura e biodiversità del Ruanda.

La struttura ha diverse sale espositive che raccontano la vita precoloniale, le tradizioni, l’arte, le abitudini e le credenze del popolo ruandese, oltre a esplorare la ricca flora e fauna del paese.

Importanza:
Nonostante sia stato inaugurato prima dei tragici eventi del genocidio del 1994, il museo ha svolto e continua a svolgere un ruolo cruciale nella memoria collettiva, contribuendo alla comprensione del passato e alla costruzione di un futuro di riconciliazione e identità nazionale.

Questa costruzione resta un edificio molto significativo perché è un esempio di architettura museale che, pur senza il clamore mediatico che spesso sta dietro a queste strutture, riesce a essere profondamente radicata nel suo contesto e a servire una funzione vitale per la conservazione della cultura e la narrazione di una storia complessa come quella del Ruanda.

4. Stade Paul Biya, Yaoundé, Camerun

Architetto:
Studio Shesa

Descrizione:
Lo Stade Paul Biya, situato a Yaoundé, in Camerun, è un impianto sportivo multifunzionale e un’imponente testimonianza dell’ambizione del paese e dei suoi investimenti nelle infrastrutture moderne. Inaugurato nel 2021, non è solo un impianto all’avanguardia, ma una struttura polifunzionale che simboleggia il progresso e rappresenta un punto di riferimento architettonico nel panorama africano.

Lo stadio vanta una capacità di circa 60.000 spettatori ed è stato progettato principalmente per ospitare grandi eventi sportivi internazionali, in particolare partite di calcio di alto livello, inclusa la Coppa d’Africa.
Il suo design contemporaneo si distingue per le linee pulite e una copertura che non solo offre riparo, ma contribuisce anche all’estetica complessiva della struttura, rendendola visivamente impattante e al contempo molto elegante.

Importanza:
Al di là della sua funzione primaria, lo Stade Paul Biya rappresenta un importante motore di sviluppo locale, capace di creare sia opportunità economiche e di lavoro che nuove occasioni per la società.

La sua realizzazione riflette la volontà del Camerun di affermarsi come hub per eventi sportivi e culturali e dimostra la capacità e l’impegno del continente di costruire infrastrutture avanzate e moderne che soddisfano gli standard internazionali richiesti. In particolare, è un esempio concreto di come l’architettura sportiva possa essere un veicolo per rafforzare sia l’orgoglio nazionale che la crescita delle infrastrutture.

5. Carlton Centre, Johannesburg, Sudafrica

Architetti:
Progettato dallo studio americano Skidmore, Owings & Merrill (SOM), in collaborazione con lo studio locale W. Rhodes-Harrison, Hoffe & Partners.

Descrizione:
Il Carlton Centre, completato nel 1974, è un imponente complesso di 50 piani che raggiunge i 223 metri di altezza.
La sua struttura principale, realizzata in calcestruzzo armato, domina lo skyline di Johannesburg con grande solidità e una presenza imponente, tipica dell’architettura modernista degli anni ’70.

La facciata è caratterizzata da una finitura in granito grigio sabbiato, che accentua la sua estetica sobria e monumentale.
È stato originariamente concepito come un polo multifunzionale per collegare diverse funzioni urbane: integra, infatti, una torre per uffici, un vasto centro commerciale sotterraneo con numerosi negozi e l’elegante Carlton Hotel (un edificio di 30 piani oggi chiuso a causa del degrado di certe parti della città).

Al cinquantesimo piano della torre si trova il “Top of Africa”, una piattaforma panoramica che offre una vista spettacolare a 360 gradi su tutta la città e sulla sua complessa “foresta urbana”, caratterizzata da grattacieli e costruzioni di varie dimensioni. La costruzione della torre è una testimonianza delle audaci tecniche ingegneristiche utilizzate all’epoca: le sue fondazioni, infatti, si estendono profondamente nel substrato roccioso.
Il suo design è molto simile a quello della One Seneca Tower a Buffalo, New York, ultimata anch’essa nel 1973.

Importanza:
Il Carlton Centre è un’icona fondamentale del modernismo africano del XX secolo.

La sua costruzione ha simboleggiato un’epoca di rapido sviluppo urbano ed economico sia per Johannesburg sia per tutto il Sudafrica.
L’edificio era stato concepito per offrire luoghi di lavoro moderni e adeguati ai nuovi impiegati delle numerose aziende sudafricane che cercavano una ripresa economica.

Per decenni, ha vantato il titolo di edificio più alto dell’Africa e, per un certo periodo, anche dell’intero Emisfero Sud, rafforzando il suo status di simbolo di progresso e ambizione.
La sua presenza ha avuto un impatto molto significativo sull’identità visiva della città e può anche essere considerato un simbolo dell’ascesa delle grandi città africane.
Il Carlton Centre è anche un esempio chiave di come l’architettura su larga scala abbia risposto alle esigenze di una società in crescita e in trasformazione, lasciando un’eredità duratura nel panorama urbano e culturale del continente.

6. Maropeng Visitor Centre, Sudafrica

Architetti:
Progettato congiuntamente da GAPP Architects e MMA Architects (Mphethi Morojele Architects).

Descrizione:
Inaugurato nel 2005 a poca distanza da Johannesburg e Pretoria, il Maropeng Visitor Centre è il centro visitatori ufficiale della “Culla dell’Umanità”, un sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Il suo nome, “Maropeng”, significa “ritorno al luogo delle origini” nella lingua Setswana, un concetto che permea tutto il design e la funzione dell’edificio.

È un centro pluripremiato e di livello mondiale che si focalizza sulla storia dell’uomo.
La struttura è una meraviglia architettonica contemporanea che si integra armoniosamente nel paesaggio circostante.
La sua forma esterna evoca un antico tumulo funerario (tumulus), che sembra volersi fare strada nel terreno e che poi si fonde con le dolci colline africane.
Tuttavia, all’uscita, la prospettiva cambia radicalmente, rivelando una facciata moderna di vetro e acciaio, simbolo dell’evoluzione e del progresso dell’umanità.

All’interno, l’edificio è stato concepito per offrire un’esperienza immersiva e interattiva che guida i visitatori in un viaggio attraverso il tempo, dalla nascita dell’universo e del nostro pianeta fino allo sviluppo degli esseri umani e dei nostri antenati. Il percorso espositivo è davvero affascinante e include anche un suggestivo giro in barca sotterraneo che attraversa le diverse ere geologiche, oltre a mostre con fossili autentici, strumenti in pietra risalenti fino a un milione di anni fa e display interattivi che narrano la storia della vita sulla Terra e dell’evoluzione.

Importanza:
Il Maropeng Visitor Centre è di fondamentale importanza per la sua capacità di connettere scienza, storia e natura attraverso l’architettura.
Grazie a elementi come l’integrazione paesaggistica e un uso molto innovativo degli spazi, è un punto di riferimento dell’architettura africana del XXI secolo.

È un esempio eccezionale di architettura contemporanea contestuale e sostenibile, che non solo celebra un sito archeologico di valore inestimabile, ma lo fa attraverso un design profondamente simbolico e rispettoso dell’ambiente. L’edificio dimostra come la moderna progettazione possa narrare storie complesse e di vasta portata, invitando alla riflessione sulle origini dell’umanità.
Testimonia anche il ruolo fondamentale dell’Africa come luogo chiave per la comprensione del passato e la visione del futuro.

7. Bibliotheca Alexandrina, Alessandria d’Egitto, Egitto

Architetto:
Snøhetta

Descrizione:
La Bibliotheca Alexandrina, inaugurata nel 2002 ad Alessandria d’Egitto, è una delle maggiori biblioteche di tutta l’area del Mediterraneo, anche se in realtà è molto più di questo.
È un’icona contemporanea che vuole essere una ricostruzione simbolica dell’antica e leggendaria Biblioteca di Alessandria, il faro di conoscenza che un tempo illuminava il mondo.

Progettata dal rinomato studio norvegese Snøhetta, questa imponente struttura è stata concepita non solo per realizzare un centro studi di livello mondiale, ma anche per incarnare un ponte tra passato e futuro, tra sapienza antica e visione moderna.
L’idea di ripristinare l’antica Biblioteca di Alessandria è iniziata nel 1974, sotto l’impulso di un comitato dell’Università di Alessandria d’Egitto, e fu subito sostenuta da varie istituzioni e singole personalità in ambito culturale.

L‘edificio ha un design molto caratteristico, con strutture circolari e inclinate. Ha anche un significato fortemente simbolico: vuole evocare l’immagine di un disco solare che sorge dal terreno, in riferimento al dio egizio del sole, ed essere una spinta per la rinascita della conoscenza.


L’elemento più significativo è la sua facciata esterna, realizzata in granito grigio di Aswan, un vero e proprio capolavoro scultoreo. Vi sono incisi caratteri e alfabeti provenienti da ogni cultura del mondo, simbolo di un tributo universale alla scrittura e alla diversità linguistica.
Questa caratteristica non solo le conferisce un’unicità visiva inconfondibile, ma sottolinea anche il suo ruolo di monumento alla conoscenza e al dialogo interculturale.

All’interno, la Biblioteca si sviluppa attraverso vari livelli attorno a un vasto spazio centrale, attraverso un’atmosfera di grandezza e ispirazione.
Oggi non è solo un luogo che ospita milioni di libri, ma anche un complesso culturale multifunzionale che include musei, gallerie d’arte, un planetario, laboratori e spazi per conferenze.

Importanza:
L’edificio ha una grande valenza per l’Africa contemporanea, in quanto, oltre a promuovere la ricerca e lo scambio di idee in tutto il Mediterraneo, è un’opera architettonica di grande valore per l’intero continente.

8. Kigali Convention Centre, Kigali, Ruanda

Architetti:
Progettato dallo studio tedesco Spacial Solutions International, guidato dall’architetto Professor Roland Dieterle.

Descrizione:
Completato nel 2016, il Kigali Convention Centre è un complesso architettonico all’avanguardia che si staglia come un punto di riferimento iconico nello skyline della capitale ruandese.
Ha un design molto caratteristico che combina modernità e stile tradizionale ruandese.

Riprende le tradizionali capanne coniche dei re ruandesi e anche i motivi intrecciati dei cestini realizzati artigianalmente nel paese.
Il suo elemento più distintivo è la maestosa cupola geodetica, trasparente e illuminata con vivaci LED, il cui design riprende le tradizionali capanne coniche dei re ruandesi e anche i motivi intrecciati dei cestini realizzati artigianalmente nel paese.
Il complesso ha una superficie di circa 32.200 m² e ospita un auditorium multifunzionale capace di accogliere fino a 2.600 delegati, oltre a numerose sale riunioni, spazi espositivi, un hotel a cinque stelle e un parco tecnologico.

La struttura è stata realizzata con tecnologie all’avanguardia, inclusa la progettazione 3D e un sistema di produzione computerizzato per la complessa intelaiatura in acciaio della cupola.

Importanza:
Il Kigali Convention Centre rappresenta un simbolo molto forte della rinascita e della modernità del Ruanda.
La sua realizzazione testimonia una nuova ambizione del paese che vuole affermarsi come hub di prim’ordine per servizi e conferenze nell’Africa orientale, come punto di attrazione per eventi internazionali e come centro per la promozione dello sviluppo economico.

Oltre alla sua evidente funzione pratica, la struttura ha dei forti contenuti simbolici: è un manifesto dell’architettura contemporanea africana in cui si integrano elementi tradizionali con un design futuristico e tecnologie sofisticate.
L’opera riesce sia a celebrare il patrimonio ruandese che ad essere un simbolo delle aspirazioni di una nazione che sta rapidamente crescendo.

9. Musée National du Mali, Bamako, Mali

Architetto:
Jean-Loup Pivin.

Descrizione:
Il Musée National du Mali è un museo situato a Bamako, la capitale del Mali.
È considerato un’istituzione culturale fondamentale per la conservazione e la valorizzazione del ricco patrimonio del Paese.

L’opera, inaugurata nel 1953, è stato progettata dall’architetto Jean-Loup Pivin con ispirazione diretta all’architettura tradizionale maliana.
È un edificio in terra senza struttura in cemento, progettato con un approccio innovativo, sostenibile e legato ai materiali locali.
La sua struttura rispecchia le forme e le tecniche costruttive più antiche, integrandole con le esigenze di un museo moderno. Riesce sia a omaggiare le tradizioni costruttive locali che ad essere un esempio di design contemporaneo perfettamente radicato nel contesto culturale.

Il museo offre un’immersione profonda nella ricchezza culturale del Mali ed è noto per le sue esposizioni di artefatti dell’Età del Ferro, figure in terracotta e oggetti legati al glorioso Impero del Mali.
Le sue sale espositive ospitano collezioni permanenti e temporanee che abbracciano la storia del Mali, l’archeologia, l’etnografia e l’arte contemporanea.
Gli spazi sono stati progettati per garantire ventilazione e illuminazione naturali attraverso ambienti efficienti e rispettosi del clima.

Importanza:
Il Musée National du Mali ha un’importanza cruciale per la storia e l’identità storica del Mali, del quale è un vero e proprio custode e, in senso più ampio, dell’Africa occidentale.
Non è solo un luogo di esposizione, ma anche un centro culturale dinamico che promuove il dialogo e lo scambio culturale: ospita mostre d’arte contemporanea, concerti, convegni e forum di discussione.

La sua capacità di presentare la storia umana attraverso reperti che vanno dagli strumenti in pietra alle complesse strutture sociali degli antichi imperi, ne fa un’istituzione educativa fondamentale.
Ha contribuito in modo significativo a rafforzare l’identità nazionale dopo l’indipendenza e continua a essere un punto di riferimento per la comprensione del patrimonio culturale africano.

10. Burkina Institute of Technology, Koudougou, Burkina Faso

Architetto:
Kéré Architecture (Francis Kéré)

Descrizione:
Il Burkina Institute of Technology (BIT) a Koudougou, in Burkina Faso, è un esempio straordinario e illuminante di come l’architettura possa essere al contempo sostenibile, innovativa e profondamente radicata nel proprio contesto.

L’edificio è stato progettato dall’architetto di fama mondiale, vincitore del premio Pritzker, Francis Kéré.
È un manifesto architettonico del design climaticamente intelligente e dell’impiego etico dei materiali locali.
L’opera di Kéré è celebre per la sua capacità di trasformare materiali semplici, come l’argilla e i mattoni di terra cruda, in strutture complesse e funzionali.

Questa filosofia costruttiva si manifesta in un design che risponde in modo ingegnoso al clima caldo e arido del Burkina Faso: gli edifici, infatti, sono stati concepiti per massimizzare la ventilazione naturale e per minimizzare la necessità di aria condizionata. La risposta alle temperature calde dell’area è stata data grazie a strategie come doppie facciate ventilate, tetti rialzati e sistemi di raffreddamento passivo.

Importanza:
Il BIT unisce più esigenze: non è solo un complesso di aule e laboratori, ma un modello di costruzione etica e di innovazione sociale. La fase di costruzione ha coinvolto attivamente la comunità locale attraverso lo sviluppo di competenze e il rafforzamento del senso di appartenenza. Il progetto è un ottimo esempio di architettura che non si limita a costruire spazi, ma che è anche in grado di creare opportunità. È anche la testimonianza che anche con mezzi relativamente limitati è possibile costruire qualcosa di bello, sostenibile e al servizio delle persone, celebrando al contempo le tradizioni costruttive africane.

11. Museum of Black Civilisations, Dakar, Senegal

Architetti:
Il design architettonico è stato curato dal Beijing Institute of Architectural Design (BIAD), con ispirazioni attribuite anche a un’idea originaria di Léopold Sédar Senghor che coinvolse l’architetto messicano Pedro Ramirez Vasquez e l’etnologo svizzero Jean Gabus.

Descrizione:
Inaugurato il 6 dicembre 2018, il Museo delle Civiltà Nere a Dakar (in francese Musée des civilisations noires e in inglese Museum of Black Civilizations) è un’imponente struttura circolare che si estende su 15.000 metri quadrati (di cui 5.000 dedicati a spazi espositivi). Il costo di costruzione è stato di circa 34 milioni di dollari, finanziati principalmente dalla Cina.

Il suo design è profondamente radicato nell’architettura tradizionale africana: si ispira in particolare alle capanne a impluvio della regione di Casamance (Senegal meridionale) e alle rovine del Grande Zimbabwe. L’edificio è concepito su quattro piani ed è dotato di strutture moderne, tra cui un auditorium e altri spazi multifunzionali.

Gli spazi espositivi sono disposti attorno a una vasta sala centrale circolare, che beneficia di luce naturale grazie a una copertura in vetro. Nel mezzo di quest’area è alloggiata un’opera scultorea monumentale, “La Saga del Baobab” dell’artista haitiano Edouard Duval-Carrié, come simbolo della vita e delle connessioni culturali.

Importanza:
Il Museo delle Civiltà Nere rappresenta un’istituzione culturale di rilevanza globale e pan-africana.
La sua visione, che sta alla base della sua creazione, è quella di mettere in risalto il “contributo dell’Africa al patrimonio culturale e scientifico mondiale”, per celebrare le storie e le culture delle civiltà nere in tutto il mondo.

Originariamente concepito dal primo presidente del Senegal, Léopold Sédar Senghor, il museo è un attore chiave nel dibattito sulla restituzione degli artefatti africani detenuti da musei europei, offrendo una sede adeguata e all’avanguardia per accogliere ed esporre tali opere.

Il museo desidera creare un simbolo della volontà del continente africano di riappropriarsi della propria narrazione storica e culturale, fornendo un luogo per comprendere l’evoluzione umana, i progressi scientifici e tecnologici e la ricchezza delle diverse culture africane.
Oggi è diventato un luogo che promuove l’identità africana, la conoscenza e il dialogo e che attira visitatori e studiosi da tutto il mondo.


12. Constitutional Court of South Africa, Johannesburg, Sudafrica

Architetti:
Janina Masojada, Andrew Makin e Paul Wygers (gruppo di giovani architetti sudafricani, con il supporto di Urban Solutions e OMM Design Workshop). Il progetto è stato selezionato tramite un concorso internazionale guidato da Charles Correa.

Descrizione:
La Corte Costituzionale del Sudafrica è un edificio profondamente simbolico, inaugurato il 21 marzo del 2004 (Giornata Nazionale dei Diritti Umani).
È stata costruita sul sito dell’ex prigione di Johannesburg, nota come Old Fort, luogo simbolo dell’apartheid. Questa scelta simbolica vuole rappresentare il trionfo della speranza sul passato travagliato e la trasformazione del paese verso una democrazia costituzionale. Il design del tribunale si basa sul concetto di “giustizia sotto un albero” (lekgotla), con l’intento di rievocare la tradizionale pratica africana di risolvere le dispute sotto un albero, come simbolo di apertura e trasparenza.

Il tema dell’albero è visibile nell’atrio principale in cui sono presenti delle colonne inclinate che richiamano i tronchi e grandi foglie metalliche sospese.
L’edificio è noto per avere spazi molto accoglienti e per la sua idea di trasparenza di fondo, in contrasto con la severità tipica di molti tribunali. Ha un’atmosfera distintamente africana; infatti, sono stati largamente impiegati materiali costruttivi come legno, cemento, acciaio, vetro e ardesia nera.

Ci sono molti elementi simbolici come le porte d’ingresso intagliate che raffigurano i 27 diritti della Carta dei Diritti sudafricana in diverse lingue e Braille, e l’integrazione di mattoni recuperati dal demolito blocco carcerario.

Importanza:
La Corte Costituzionale rappresenta il più alto tribunale del Sudafrica ed è un’istituzione cruciale per la salvaguardia della Costituzione e dei diritti fondamentali.
La sua posizione su un ex sito carcerario la rende un “luogo della coscienza”, che commemora le lotte passate per la giustizia e promuove il dialogo sui diritti umani.
L’architettura dell’edificio è un manifesto dei valori democratici del Sudafrica post-apartheid: inclusività, accessibilità e riconciliazione.

La Corte è concepita come uno spazio pubblico e un luogo di apprendimento e scambio civico, non solo un luogo di deliberazione legale. Ha avuto un ruolo fondamentale in casi storici, come la dichiarazione di incostituzionalità della pena di morte e il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

È un esempio di come l’architettura possa essere un veicolo di cambiamento sociale e di guarigione, rafforzando l’identità nazionale e simboleggiando l’impegno del Sudafrica verso la democrazia e i diritti umani.

13. National Theatre of Ghana, Accra, Ghana

Architetti:
Cheng Taining e Ye Xianghan (architetti cinesi), con il coinvolgimento di professionisti ghanesi. Il progetto è stato realizzato da CCTN Design.

Descrizione:
Il Teatro Nazionale del Ghana, inaugurato il 30 dicembre 1992, è un imponente e iconico complesso culturale situato ad Accra, donato al Ghana dal governo cinese. La sua architettura è distintiva e futuristica: la struttura principale ricorda una grande nave o un gabbiano che spiega le ali.

L’edificio si compone di una base in pietra squadrata e forme bianche sovrastanti che si assottigliano verso l’alto, con una netta distinzione visiva tra le parti.
Le pareti delle forme superiori sono curve verso l’interno e sollevate leggermente dalla base, con vetrate che permettono l’ingresso della luce naturale.
La parte esterna è rivestita con piccole piastrelle bianche e granito lucido nella parte inferiore.

Il complesso ha una superficie di 11.896 metri quadrati e ospita un auditorium da 1.500 posti, una sala espositiva, una sala prove e un teatro all’aperto.
È la sede delle tre enti di importanza internazionale: la National Dance Company, la National Symphony Orchestra e i National Theatre Players.

La parte interna ha un design che include ampie curve per migliorare l’acustica e utilizza materiali come mattoni di argilla, stucco bianco e legno.
Tutto l’edificio utilizza prevalentemente colori naturali per focalizzare l’attenzione degli spettatori sulle performance degli artisti e musicisti.

Importanza:
Il Teatro Nazionale del Ghana, oltre a essere un importante centro culturale, è un simbolo della promozione e preservazione dell’arte e della cultura ghanese. Non è solo utilizzato per ospitare concerti, spettacoli di danza, teatro e musical, ma funge anche da piattaforma per eventi culturali, mostre e programmi speciali, sia locali che internazionali.

Il suo ruolo è fondamentale nella definizione dell’identità culturale post-indipendenza del Ghana: fornisce uno spazio di espressione creativa per gli artisti e contribuisce all’educazione culturale attraverso varie tipologie di workshop.
La sua forma artistica unica lo ha reso un punto di riferimento architettonico nella capitale, tanto da essere riconosciuto a livello globale e incluso nell’Atlas Phaidon dell’Architettura Mondiale del XX secolo.

14. Mövenpick Ambassador Hotel, Accra, Ghana

Architetti:
Dar Al-Handasah per la ricostruzione. SY Design per le suite di lusso e la Presidential Suite, inclusa la nuova residenza di lusso Ambassador Heights.

Descrizione:
L’attuale Mövenpick Ambassador Hotel Accra è un hotel di lusso a cinque stelle, situato nel quartiere degli affari di Accra. Sorge sul sito dell’originale Ambassador Hotel, inaugurato nel 1957 come dono del Regno Unito al Ghana in occasione della sua indipendenza.
L’edificio originale di 4 piani è stato demolito nel 2006 per consentire la riqualificazione del sito.

Il nuovo hotel, costato 100 milioni di dollari e aperto nel novembre 2011, è stato finanziato da Kingdom Holding Company (di proprietà del Principe saudita Al Waleed bin Talal Al Saud) e gestito da Mövenpick Hotels & Resorts.
Il nuovo design del complesso comprende una torre di sette piani con un seminterrato, un podio a due livelli e piani tecnici, oltre a appartamenti con servizi su quattro livelli.

L’hotel dispone di 250 camere di lusso, 35 appartamenti con servizi e suite, inclusa una suite presidenziale.
È noto per avere la più grande piscina di Accra e un’ampia collezione di oltre 1.500 opere d’arte originali di artisti ghanesi contemporanei, con intagli in legno, arazzi e dipinti che evocano la cultura dell’Africa occidentale.

Importanza:
Il Mövenpick Ambassador Hotel Accra è un punto di riferimento nell’industria dell’ospitalità del Ghana, capce di rafforzare il settore turistico del paese.
È collocato in una posizione molto strategica all’interno del distretto finanziario, vicino a ministeri governativi, istituzioni finanziarie e al Centro Congressi Internazionale. Ciò fa sì che sia una sede privilegiata per incontri d’affari e conferenze di alto livello. L’hotel è un edificio molto significativo sia per il suo effettivo ruolo commerciale che per la sua eredità storica, in quanto è stato ricostruito su un sito emblematico legato all’indipendenza del Ghana.

L’hotel ha un ruolo molto importante per l’economia del Ghana: non solo attrae investimenti stranieri, ma è anche un simbolo della rinascita e dello sviluppo del Ghana.
È proiettato verso un nuovo Ghana del futuro senza dimenticarsi delle sue radici: la sua vasta collezione d’arte ghanese non solo arricchisce l’esperienza degli ospiti, ma promuove anche la cultura e l’arte locale, offrendo ai visitatori un’immersione nelle tradizioni ghanesi.


15. Moschea di Hassan II (Casablanca, Marocco)

Architetto:
La Moschea di Hassan II, situata a Casablanca, in Marocco, è uno degli edifici più iconici e significativi del continente africano e del mondo islamico.
È stata progettata dall’architetto francese Michel Pinseau, che ha vissuto a lungo in Marocco e aveva una profonda conoscenza dell’architettura islamica e marocchina.

Descrizione:
Inaugurata nel 1993, è la moschea più grande del Marocco e una delle più grandi al mondo.
Il suo minareto, alto 210 metri, è tra i più alti del mondo ed è dotato di un faro luminoso che, grazie a un raggio laser, punta verso La Mecca.
Le sue dimensioni permettono alla sala di preghiera principale di ospitare 25.000 fedeli, mentre il vasto piazzale esterno può accoglierne altri 80.000.

Uno dei suoi aspetti più distintivi è la sua posizione: si affaccia direttamente sull’Oceano Atlantico, su una piattaforma costruita appositamente. Questa scelta conferisce all’edificio una dimensione sia spirituale che spettacolare; infatti, il suo collocamento è ispirato a un versetto coranico che afferma che “il trono di Dio era sull’acqua”.

La moschea è un capolavoro che fonde tradizione e innovazione: combina l’architettura islamica tradizionale (con intricati mosaici in zellige, sculture in legno di cedro, stucchi intagliati) con tecnologie moderne.
Possiede anche caratteristiche avanzate come un tetto retrattile di 1.100 tonnellate che può aprirsi in pochi minuti per far entrare luce naturale e aria, e un pavimento riscaldato per garantire maggiore comfort ai fedeli durante l’inverno.

La costruzione ha impiegato oltre 10.000 artigiani ed è un vero e proprio monumento marocchino.
Per la sua costruzione sono stati utilizzati materiali pregiati provenienti da tutto il paese, come marmo di Agadir, granito di Tafraout e legno di cedro del Medio Atlante. Oltre alla sala di preghiera, il complesso include una madrasa (scuola coranica), una biblioteca e sale per conferenze.
Ci sono anche altre zone per le abluzioni con 45 fontane scolpite a forma di fiore di loto e un hammam sotterraneo.

Importanza:
La Moschea di Hassan II è un simbolo nazionale e dell’orgoglio del Marocco che celebra sia l’abilità artigianale che le capacità ingegneristiche del paese. È stata voluta dal Re Hassan II come un monumento che rappresentasse la grandezza del Marocco e la profonda devozione religiosa del suo popolo.

La Moschea è sia un luogo di incontro spirituale che culturale, accogliendo visitatori da tutto il mondo e promuovendo la comprensione dell’arte e della cultura islamica.
Una sua caratteristica molto significativa è quella di essere una delle poche moschee in Marocco, e anche nel mondo, che consente l’accesso ai non musulmani tramite visite guidate, rendendola un punto di riferimento per il dialogo interculturale e la comprensione reciproca.

La sua scala e le soluzioni ingegneristiche innovative ne fanno un esempio di architettura contemporanea molto audace che non teme di sfidare i limiti ma, al contempo, riesce a rimanere fedele alla tradizione estetica marocchina.
La sua imponente presenza sul mare la rende un’icona visibile e riconoscibile di Casablanca e del Marocco.

fonti
pagine wikipedia
varie, tra cui:
ccac
constitutionhill
arc.gov.gh
en.wikipedia.org
dar
visual cultures
archdaily
adr research network
africabusiness2020

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